Anna dell’Orme. Il coraggio di puntare il dito contro la criminalità, in televisione.
“Mi hanno tolto mio figlio, l’hanno ucciso. Mio figlio, capisce? Ora sono pronta a morire per portare avanti quella denuncia”1Claudio Gerini, “Sono pronta a morire…” Quella denuncia in tv”, La Repubblica, 29/03/1994
Anna Dell’Orme, mamma napoletana, pronunciò più volte il suo j’accuse di fronte a milioni di telespettatori, di fronte alle telecamere di programmi tv molto seguiti, come I Fatti vostri e Il coraggio di vivere. Alle denunce contro i clan e alle relative minacce seguono le apparizioni sul piccolo schermo, che accendono i riflettori sul traffico di droga che è costato la vita al figlio della donna, Domenico Amura.
Il ragazzo non può essere morto di overdose, nel 1991, no. Perché, non essendo mancino, avrebbe dovuto conficcarsi la siringa nel braccio destro? Sembra un omicidio camuffato.
La mafia mette a tacere questi interrogativi molto presto: il 26 marzo del 1994, in due posti diversi (lei nel suo supermercato a Secondigliano e lui nel suo negozio di abbigliamento a Casavatore) e a pochi minuti distanza, perdono la vita in due attentati sia Anna dell’Orme che l’altro figlio, Carmine Amura.
Anna e Carmine Amura hanno da subito attribuito la colpa della morte di Domenico ad alcuni componenti della famiglia Esposito.
Nelle ore successive alla morte del figlio Domenico, Anna denuncia alla procura della Repubblica sette persone, tutte appartenenti al clan degli Esposito, noto a Napoli per il traffico di droga. Nei mesi successivi la madre fa in modo che la sua denuncia venga resa pubblica e, ospite in programmi televisivi , racconta apertamente le sue convinzioni sulla morte del figlio e sui responsabili della stessa.
Parlando delle denunce, delle indagini e delle numerose minacce che aveva ricevuto, ricostruisce la storia di Domenico – che è già tossicodipendente da otto anni – quando, nel maggio del 1991, esce dal carcere dopo circa un anno di incarcerazione. Uscito dalla prigione, viene subito cercato dagli spacciatori della zona per vendere eroina. Il ragazzo inizia a smerciare i primi grammi, ma quando le quantità di droga da vendere iniziano ad aumentare e non riesce più a piazzarla cerca subito di tirarsi indietro restituendo la droga ai fornitori. 2Carolina Frati, “Napoli, la madre che voleva salvare il figlio”, La Repubblica, 28/04/2019
Una famiglia distrutta. Tre morti per cui a distanza di trent’anni nessuno sta pagando.
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